Leggete cosa scrive il buon Fiorenzo Dosso,con il quale mi trovo assolutamente d'accordo!
Gran parte di quello che comunichiamo non avviene attraverso le parole, ma tramite il nostro corpo”. Sono passati tre giorni e non smette di bruciare. Ho aspettato tre giorni prima di scrivere qualcosa. Sarà che invecchiando si diventa più riflessivi e meno impulsivi. Sarà che certe delusioni sommate alle delusioni tolgono ogni tipo di ispirazione. Probabilmente non avrei postato nulla. Troppo deluso. Troppo incazzato. Troppo bastonato. Poi, del tutto casualmente, mi imbatto nella massima di Richard Bowerman e mi vien voglia di esternare “Gran parte di quello che comunichiamo non avviene attraverso le parole ma tramite il nostro corpo”. Esterno perché quello che continua a farmi male non è l’aver perso l’ennesimo treno buono … Noi del Monza, in fondo, ci siamo abituati. Modena ‘77, Pistoia ‘78, Lecce e Bologna ‘79, Brescia ‘80 … E poi Messina e poi Genoa e poi Pisa e poi Valenzana e poi Pergocrema. Non conta più di quale anno. Se Perugia fosse (solo) un elenco da aggiornare sarebbe il minore dei pugni nello stomaco. Quello che non passa è il modo. Quello che mi terrorizza per i play-off è il come è andata al Curi. Se ripenso a venerdì sera in proiezione futura non riesco ad essere ottimista. E vorrei tanto sbagliarmi. Se il linguaggio del corpo dice più delle parole non ne traggo auspici favorevoli. Primi piani di facce tra il terrorizzato ed il rassegnato dopo pochi minuti di partita. Perché? Indice picchiato contro la tempia per dare del matto all’arbitro. Perché? Palla persa a centrocampo ed espressione incredula senza rincorrere l’avversario. Perché? Leziosismi e ricami fini a se stessi in un contesto ambientale che non li richiedeva affatto. Perché? Potrei continuare, mi fermo qui. Attenzione Attenzione: non metto nel modo più assoluto in discussione l’impegno o la voglia. Attenzione Attenzione: capisco anche – eccome se lo capisco – che la tensione possa giocare brutti scherzi. Anche a professionisti, lautamente remunerati e coccolati da una Signora società, che restano ragazzi con emozioni, sentimenti, sensazioni, paure, ansie difficili da gestire con lucidità. Non concepisco, però, atteggiamenti nocivi ed attitudini dannose che si sono ripetuti troppe volte in stagione. Atteggiamenti ed attitudini che nulla hanno a che vedere con aspetti tecnici e tattici. Un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi cominciano ad essere una prova. Como, Frosinone, Perugia – tanto per restare nell’ultimo mese – sono prova inconfutabile. Il linguaggio del corpo dei biancorossi dice, in poche parole, di una squadra con poca personalità. Pochissima. E questo è quello che mi spaventa di più in vista dei play-off. Qualche anno fa una compagine di Serie A prendeva sempre gol su corner e punizioni ed un giornalista chiese all’allenatore “Mister, il problema sono le palle inattive?” La risposta fu istantanea, folgorante, fantastica, emblematica: “Si, ma quelle dei miei giocatori!”. Fiorenzo Dosso
Matty